Insegnare, oggi, non è semplice, perchè siamo cambiati tutti: docenti, discenti e genitori di questi ultimi.
La famiglia, primo e primario luogo socio-culturale e affettivo in cui il bambino è inserito, non è più in grado di trasmettere le più elemntari norme alla base di una serena convivenza civile, nonchè il rispetto delle regole e della "autorità".
La famiglia è assente, non è più "normativa", presa com'è da mille impegni, ma solo affettiva, e cerca di far fronte alla sua "assenza" soddisfacendo ogni richiesta materiale dei figli.
Giunti in età scolare, dunque, i genitori demandono alla scuola e ai suoi operatori, ogni sorta di responsabilità extra, chiedendo espressamente, un'educazione a tutto tondo per i loro figli. Sacrosanto diritto! Gli insegnanti, però, oltre ad insegnare a "leggere, scrivere e far di conto" (e non solo quello!!!), sono chiamati ad assurgere a diversi ruoli, incarnando diverse figure professionali, spesso improvvisate: pedagogista, psicologo, sociologo e, nel caso dei più piccoli, baby sitter.
I bambini, infatti, fin dalla scuola dell'infanzia cercano il contatto, il dialogo, la considerazione e l'affetto che, nonostante gli sforzi, i genitori non riescono ad infondere. Puntualmente poi, da più parti, giungono le lamentele su scuola e insegnanti, ma dov'è la verità? "In medio stat virtus" dicevano i saggi latini.
I bambini non sono quelli di trenta anni fa, così come i loro genitori che, tra casa, famiglia e lavoro, sono oberati di responsabilità ed, infine, gli insegnanti con troppi "vuoti" da dover colmare. Ecco la verità!