lunedì 25 novembre 2013

Paura di morire, paura di vivere


Girasole nel buio della Vita

Prima di scrivere e pubblicare il post che segue, ho riflettuto a lungo. Sono, poi, giunta alla conclusione che un “blogger” è simile al “personaggio pubblico”, a differenza del quale, però,  attraverso i suoi post, sceglie deliberatamente di rendere pubblica,  non  la sua quotidianità, quanto i suoi pensieri e i suoi sentimenti, nel bene e nel male.
L’estate scorsa la ricorderò come la più dolorosa della mia vita, fino ad oggi. A fine giugno ho scoperto, in modo brusco e inatteso, di avere quel “male” noto a molti, anche se della sua conoscenza ravvicinata faremmo  volentieri a meno, nascondendoci dietro l’ egoistico pensiero: “proprio a me deve capitare!”.
Così, a metà luglio,dopo affannose ricerche in tutta Italia e diversi consulti medici, sono stata operata nella bella città di Verona; operata e curata da persone straordinarie che non ringrazierò mai abbastanza. Tecnicamente il mio calvario , conclusosi positivamente e definitivamente ( si spera! ), è durato un mese; fisicamente, invece,  ho ancora qualche strascico che rientra, però,  nella normalità di un decorso post operatorio di una certa entità. Ora, mi mancano il lavoro e i miei piccoli alunni, ma spero di tornare "in cattedra" più in forma che mai, agli inizi del nuovo anno!
Ma torniamo alla mia paura, la mia musa ispiratrice! Bè,  la paura di morire l’ ho provata subito e in modo inatteso.
Di indole “fifona” e fatalista, raramente mi sono sottoposta a visite specialistiche. Sono perfino agofobica!!

Mi illudevo di essere immune, non tanto dal dolore, quanto dalla paura. Pensavo, scioccamente, “ lassù Qualcuno mi ama”.
Invece, quando ho dovuto, ex abrupto, affrontare ciò che mi stava accadendo, il terrore è stato grande e la solitudine pure.

Sì, la solitudine! Nella sofferenza, ti percepisci “solo contro tutti”, pensi di doverti difendere da chi ti circonda, perché credi ti nasconda la verità.
Con il passare dei giorni e prima di operarmi, la paura ha ceduto il posto alla rassegnazione. Ho scoperto, così, di essere forte nel fisico e nell’animo.

Da credente, non ho mai chiesto a Dio di "allontanare da me quel calice”, pur essendo, tuttora,  non arrabbiata ma delusa da Lui! Quando, nei giorni precedenti il mio ricovero, io e il mio adorato Max ( mio marito ), vagavamo come anime in pena per le vie di Verona, alla ricerca di un po’ di normalità, per me era impossibile godere delle sue bellezze. Persino la splendida“ Arena di Verona”, simbolo della mia giovinezza che, con la famosa kermesse canora del “Festivalbar", ha allietato le estati della mia generazione, non riusciva ad emozionarmi. Avrò sognato mille volte, da adolescente inquieta e sognatrice, di trovarmi in quell'anfiteatro ad ascoltare e vedere i big della canzone!
Riuscivo solo a soffermarmi sugli anonimi turisti, provando un pizzico di gelosia, mai invidia, per quella loro inconsapevole e ostentata spensieratezza.

Conclusasi la degenza in ospedale, era la fine di luglio, tornata a casa, ad attendermi c’era un’altra dura prova, più lacerante della prima. In pochi giorni ho perso il mio papà, portato via da una malattia neurodegenerativa che colpisce gli anziani. Una malattia che, a 75 anni, lo aveva reso incapace delle più basilari azioni umane, un anziano “bambino”, bisognoso di tutto, senza memoria storica, se non un dedalo di ricordi confusi, che non riusciva più a riordinare nel tempo e nello spazio.
La sua malattia, però, mi ha permesso di avvicinarmi a lui in modo diverso, meno naturale, ma più intimo : imboccarlo, abbracciarlo, baciarlo, hanno rappresentato, per me, la possibilità di vedere mio padre, non più solo come figura genitoriale meramente normativa, ma esclusivamente affettiva.

Bel regalo, no!!
Mi fermo qui, non si può parlare del dolore intimo che lascia la perdita di una persona che hai amato e che continui ad amare “metafisicamente”.

Concludo, questa mia lunga pagina, così:
l’estate 2013 lascia un vuoto dentro di me.
 Rimarrà "la grande assente" del mio calendario.
La ricorderò, invece,  come quella  che mi ha fatto conoscere la paura di morire, lasciandomi, in eredità,  la paura di vivere, ma che non dovrà mai tramutarsi in " timore della Vita".

Grazie a tutti.
















12 commenti:

  1. Dalle tue parole e dagli avvenimenti che hai dovuto affrontare si evince una grande forza interiore che non tutti possiedono. Ricorda sempre che non si deve mai aver paura di vivere, perchè la paura distruggerebbe i nostri sogni e il nostro futuro.
    Ciao

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  2. Grazie per le tue parole, anche se non conosco il tuo nome.
    Sicuramente, se sei qui, un pò mi conosci!
    Diciamo che ora, sogni e futuro, viaggiano sulla stessa strada: quella "del doman non vi è certezza "!! Spero che Lorenzo ( il Magnifico!!) non si rivolti nella tomba...

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  3. La paura di morire ci aiuta a scoprire una forza interiore che mai avremmo immaginato di possedere, ma soprattutto ci aiuta a vivere meglio la vita apprezzando le piccole cose che prima davamo per scontate. Forza, i tuoi alunni ti aspettano. Un abbraccio, Enza

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  4. Ciao cara Enza.
    Spero tu sia la Enza di famiglis!!
    Hai ragione su tutto!
    Visto che siam riuscite a sentirci??
    Magari ci vediamo anche....
    Grazie.un abbraccio

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    1. Bella la tua autobiografia condivido tutto, anche perchè io cero, posso dirti che non'avevo dubbi sulla tua forza nell'afrontare una situazione così delicata ti ammiro .. come sai nessuno può capire più di me cosa significa ..avere paura di morire !!! ww Marta e Assuntina.

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  5. Ciao anonimo, anzi anonima Assunta.
    Commento ricevuto..
    Prosegui ora e attenta, lo leggono in tanti...

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  6. Ah ora lo vedo per intero, il tuo commento.
    Grazie e ww Marta e Assuntina, FA PURE RIMA!!

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  7. Brava Marta la tua forza è indescrivibile..non so se io sarei stata in grado di reagire allo stesso modo nella stessa situazione..non è da tutti e non è stato per niente facile per te..immagino..ma questa spiacevole parentesi della tua vita credo ti abbia fatto rinascere più forte e coraggiosa in assoluto..la tua amica di sempre..Mina.

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    1. Grazie cara. in fondo ho solo fatto quello che dovevo. C'è gente che ha veramente tanto coraggio. Comunque, io ammiro te, invece, per la maturità che dimostri nelle scelte che fai.
      La tua amica di sempre, Marta
      Ps. hai visto, c'è anche Claudia! Manca, all'appello, solo Chiarina...
      Passa di qua quando vuoi. Ti abbraccio

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  8. Mia cara Marta, l’estate 2013 non sarà la grande assente della tua vita . . . ma l’estate delle consapevolezze delle verità rivelate . . . prova a cambiare l’orizzonte, cioè il punto di vista . . . hai vissuto tuo padre, hai vissuto l’uomo e no la figura genitoriale, la sua fragilità l’ha reso uomo ai tuoi occhi e tu da donna lo hai accolto tra le tue braccia prendendoti cura di lui . . . non pensare di aver perso quell’uomo, pensa invece alla fortuna di aver avuto vicino a te quell’uomo, cosa quell’uomo ti ha trasmesso e vedrai quanto di quel padre vive in te . . .
    La tua malattia, dopo un momento di umana paura, ha fatto si però che tu ti attaccassi ancor più alla vita . . . facendo tua la consapevolezza che la vita va vissuta in ogni suo momento, in ogni suo attimo, in ogni suo istante . . nei giorni buoni, come in altri meno, nei giorni gioiosi come nei giorni tristi, comunque essi siano, comunque ora sai che devi e vuoi esserci!!!
    Nell’attesa di poterti riabbracciare, ti dedico questa strofa di Francesco De Gregori, la sento molto nostra . . .
    ...Così partiamo, partiamo che il tempo potrebbe impazzire,
    e questa pioggia da un momento all'altro potrebbe smettere di venir giù.
    E non avremmo più scuse allora per non uscire.
    Ma che bel sole, ma che bel giallo, ma che bel blu!.

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    1. Uau, più che un commento è un bellissimo post, il tuo! Grazieee Lu
      A presto

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    2. O forse dovrei dire, grazie "ciclone" Lu!!

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