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Girasole nel buio della Vita |
Prima di scrivere e pubblicare il post che segue, ho
riflettuto a lungo. Sono, poi, giunta alla conclusione che un “blogger” è
simile al “personaggio pubblico”, a differenza del quale, però, attraverso i suoi post, sceglie
deliberatamente di rendere pubblica,
non la sua quotidianità, quanto i
suoi pensieri e i suoi sentimenti, nel bene e nel male.
L’estate scorsa la ricorderò come la più dolorosa della mia
vita, fino ad oggi. A fine giugno ho scoperto, in modo brusco e inatteso, di
avere quel “male” noto a molti, anche se della sua conoscenza ravvicinata
faremmo volentieri a meno, nascondendoci
dietro l’ egoistico pensiero: “proprio a me deve capitare!”.
Così, a metà luglio,dopo affannose ricerche in tutta Italia e
diversi consulti medici, sono stata operata nella bella città di Verona;
operata e curata da persone straordinarie che non ringrazierò mai abbastanza.
Tecnicamente il mio calvario , conclusosi positivamente e definitivamente ( si spera! ), è durato un mese; fisicamente, invece, ho ancora qualche strascico che rientra, però,
nella normalità di un decorso post
operatorio di una certa entità. Ora, mi mancano il lavoro e i miei piccoli
alunni, ma spero di tornare "in cattedra" più in
forma che mai, agli inizi del nuovo anno!
Ma torniamo alla mia paura, la mia musa ispiratrice! Bè, la paura di morire l’ ho provata subito e in
modo inatteso.
Di indole “fifona” e fatalista, raramente mi sono sottoposta
a visite specialistiche. Sono perfino agofobica!!
Mi illudevo di essere immune, non tanto dal dolore, quanto
dalla paura. Pensavo, scioccamente, “ lassù Qualcuno mi ama”.
Invece, quando ho dovuto, ex abrupto, affrontare ciò che mi
stava accadendo, il terrore è stato grande e la solitudine pure.
Sì, la solitudine! Nella sofferenza, ti percepisci “solo
contro tutti”, pensi di doverti difendere da chi ti circonda, perché credi ti
nasconda la verità.
Con il passare dei giorni e prima di operarmi, la paura ha
ceduto il posto alla rassegnazione. Ho scoperto, così, di essere forte nel
fisico e nell’animo.
Da credente, non ho mai chiesto a Dio di
"allontanare da me quel calice”, pur essendo, tuttora, non arrabbiata ma delusa
da Lui! Quando, nei giorni precedenti il mio ricovero, io e il mio adorato Max ( mio
marito ), vagavamo come anime in pena per le vie di Verona, alla ricerca di un
po’ di normalità, per me era impossibile godere delle sue bellezze. Persino la splendida“ Arena di Verona”, simbolo della mia giovinezza che, con la famosa kermesse
canora del “Festivalbar", ha allietato le
estati della mia generazione, non riusciva ad emozionarmi. Avrò sognato mille volte, da adolescente inquieta e sognatrice, di trovarmi in quell'anfiteatro ad ascoltare e vedere i big della canzone!
Riuscivo solo a
soffermarmi sugli anonimi turisti, provando un pizzico di gelosia, mai invidia,
per quella loro inconsapevole e ostentata spensieratezza.
Conclusasi la degenza in ospedale, era la fine di luglio,
tornata a casa, ad attendermi c’era un’altra dura prova, più lacerante della
prima. In pochi giorni ho perso il mio papà, portato via da una malattia
neurodegenerativa che colpisce gli anziani. Una malattia che, a 75 anni, lo
aveva reso incapace delle più basilari azioni umane, un anziano “bambino”,
bisognoso di tutto, senza memoria storica, se non un dedalo di ricordi confusi,
che non riusciva più a riordinare nel tempo e nello spazio.
La sua malattia, però, mi ha permesso di avvicinarmi a lui in
modo diverso, meno naturale, ma più intimo : imboccarlo, abbracciarlo, baciarlo, hanno
rappresentato, per me, la possibilità di vedere mio padre, non più solo
come figura genitoriale meramente normativa, ma esclusivamente affettiva.
Bel regalo, no!!
Mi fermo qui, non si può parlare del dolore intimo che lascia
la perdita di una persona che hai amato e che continui ad amare “metafisicamente”.
Concludo, questa mia lunga pagina, così:
l’estate 2013 lascia un vuoto dentro di me.
Rimarrà "la grande assente" del mio calendario.
La ricorderò, invece, come quella
che mi ha fatto conoscere la paura di morire, lasciandomi, in eredità, la paura di vivere, ma che non dovrà mai tramutarsi in " timore della Vita".
Grazie a tutti.